L’arrivo dell’estate porta con sé il desiderio di sole, mare e giornate all’aria aperta. Per chi soffre di acne, però, questa stagione può diventare un terreno minato tra aspettative di miglioramento e peggioramenti imprevisti. L’esposizione al sole viene spesso considerata una sorta di “cura naturale” per le imperfezioni della pelle: molti notano una diminuzione temporanea di brufoli, punti neri e infiammazioni cutanee dopo le prime settimane al sole. Tuttavia, dietro questo apparente miglioramento, si nascondono meccanismi più complessi che è importante conoscere, per evitare errori e proteggere davvero la salute della pelle.

I raggi solari, in particolare gli UVB, hanno un effetto antinfiammatorio temporaneo che può ridurre la visibilità delle lesioni acneiche nelle fasi iniziali dell’esposizione. Questo effetto, però, è solo superficiale. La pelle abbronzata tende a mascherare i segni dell’acne rendendo il colorito più uniforme e nascondendo arrossamenti e cicatrici. È proprio questa illusione estetica a creare il mito secondo cui il sole sarebbe un rimedio efficace contro l’acne.

In realtà, il sole non cura l’acne. Anzi, dopo una fase iniziale di miglioramento, la pelle inizia a reagire all’aggressione dei raggi UV con un processo di difesa naturale: si inspessisce lo strato corneo (ipercheratinizzazione), si altera la produzione di sebo e si crea un ambiente favorevole all’occlusione dei pori. Il risultato è un peggioramento della condizione acneica al termine dell’estate, noto anche come “effetto rebound”. Questo ritorno dell’acne può essere più intenso e diffuso rispetto a prima dell’esposizione solare, portando disagio e frustrazione a chi si era illuso di aver trovato una soluzione naturale al problema.

Un altro mito diffuso è che il sole “disinfetti” la pelle e la renda più pulita. Questa credenza è priva di fondamento scientifico. I raggi UV non svolgono un’azione selettiva sui batteri che causano l’acne e, anzi, possono compromettere il film idrolipidico cutaneo, ovvero la barriera naturale della pelle. Una barriera danneggiata significa maggiore vulnerabilità a infiammazioni, irritazioni e infezioni. Inoltre, l’esposizione solare prolungata senza un’adeguata protezione può provocare fotodanneggiamento, accelerando l’invecchiamento della pelle e aumentando il rischio di comparsa di macchie cutanee o, nei casi più gravi, tumori della pelle.

Un’altra convinzione errata è quella secondo cui d’estate sarebbe possibile sospendere i trattamenti dermatologici per l’acne. La verità è che molti dei farmaci utilizzati, come i retinoidi topici o sistemici, rendono la pelle più sensibile alla luce solare. Questo non significa che chi assume questi farmaci debba evitare completamente il sole, ma che è fondamentale adattare la terapia in base alla stagione e alle esigenze individuali. In estate, lo specialista può optare per soluzioni meno fotosensibilizzanti, evitando di compromettere i risultati raggiunti e salvaguardando la salute della cute.

Allo stesso modo, è essenziale sfatare il pericoloso mito secondo cui non usare la protezione solare aiuterebbe a far “asciugare” l’acne. Esporsi al sole senza protezione, soprattutto con pelle infiammata o in terapia farmacologica, espone al rischio di ustioni, macchie permanenti e danni profondi. Le persone con pelle acneica devono ancor di più prestare attenzione alla scelta dei solari, preferendo formulazioni specifiche per pelli impure, non comedogeniche, oil free e con filtri solari ad ampio spettro.

L’uso quotidiano di una protezione solare adeguata non solo non ostacola la cura dell’acne, ma è una componente essenziale di una routine dermatologica efficace. La protezione, infatti, previene anche l’iperpigmentazione post-infiammatoria, ovvero quelle fastidiose macchie scure che possono comparire dopo la guarigione di un brufolo e che, sotto l’effetto del sole, tendono a fissarsi e persistere nel tempo. Contrariamente a quanto si possa pensare, il sole non schiarisce i segni dell’acne, ma può renderli ancora più evidenti e difficili da trattare.

È importante, inoltre, sfatare l’idea che l’idratazione della pelle vada ridotta in estate per evitare di “nutrire” l’acne. Anche la pelle grassa ha bisogno di idratazione, soprattutto nei mesi caldi, quando il sole, il sudore e la salsedine alterano l’equilibrio cutaneo. Rinunciare all’idratazione significa favorire ulteriormente la produzione di sebo in eccesso come meccanismo compensatorio. Per questo motivo è consigliabile utilizzare creme idratanti leggere, seboregolatrici e non comedogeniche, da applicare quotidianamente insieme al solare.

Per affrontare l’acne in estate nel modo corretto è quindi fondamentale personalizzare la routine dermatologica affidandosi a un professionista. Presso lo studio della Dott.ssa Alessia Maiorino a Salerno, ogni paziente viene seguito con un approccio su misura, che tiene conto delle caratteristiche della pelle, della tipologia di acne e delle condizioni ambientali stagionali. Solo una valutazione specialistica consente di individuare le soluzioni più efficaci e sicure, evitando errori comuni e trattamenti inappropriati.

In conclusione, è importante ribadire che il sole non è una cura per l’acne, ma può avere effetti negativi se non si adottano le dovute precauzioni. I benefici estetici iniziali sono temporanei e spesso ingannevoli, mentre i rischi legati a una gestione superficiale dell’esposizione solare possono compromettere la salute della pelle a lungo termine. Per mantenere la pelle sana, luminosa e libera dalle imperfezioni, anche in estate, è fondamentale seguire le indicazioni di un dermatologo esperto e adottare una skincare quotidiana consapevole, basata su pulizia delicata, idratazione bilanciata e protezione solare costante.

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